venerdì 13 novembre 2015

Lettere ai docenti

"[...] Il Suo lavoro è persino più importante del mio. Lei si occupa di educazione e non c'è priorità più grande per l'Italia dei prossimi anni. Lei lavorerà nella scuola più tempo di quanto io starò al Governo. Lei ha la possibilità di tutti i giorni di valorizzare i sogni e le passioni dei nostri ragazzi che sono il bene più prezioso che abbiamo. La prego, dal profondo del cuore: non ceda mai al vittimismo, alla rassegnazione, alla stanchezza. Sia sempre capace di affascinare i suoi studenti, di spronarli a dare il meglio, di invitarli a non cedere al cinismo e alla meschinità.
Lei ha studiato, ha sicuramente un'ottima preparazione, conosce bene la materia che insegna. E noi siamo orgogliosi della scuola italiana che con tutti i suoi limiti ha punti di forza straordinari. Abbiamo bisogno che indipendentemente dalle differenze religiose, politiche, culturali, civili, economiche la scuola dia ai nostri ragazzi l'opportunità di credere nei loro mezzi. Di valorizzare i propri talenti. La scuola è la più grande opportunità per dare a tutti – nessuno escluso – la possibilità di trovare la propria strada per la felicità. Lei ha una responsabilità meravigliosa e difficilissima, non si stanchi mai di crederci, anche quando Le sembrerà difficilissimo. L'Italia di domani sarà come la faranno i professori di oggi.
Noi faremo di tutto per aiutare questo lavoro, cercando di fare sempre di più per la scuola di questo affascinante e struggente Paese.
Il mio saluto più cordiale, congratulazioni e buon lavoro.
Matteo Renzi"
E' questa la parte finale dell'e-mail che i colleghi, contattati per una proposta di assunzione come docenti della scuola pubblica, hanno ricevuto in questi giorni.
Alcuni me l'hanno mostrata commossi, altri non l'hanno nemmeno letta fino in fondo, ritenendola l'ennesima occasione da parte del Presidente del Consiglio per creare consenso.
Non entro nel merito della questione.
So solo che se questa lettera fosse arrivata a me, nel momento in cui, dieci anni fa, sono stata assunta a tempo indeterminato dopo diciassette anni di precariato, sarei stata felice e ne sarei stata orgogliosa.

Nessun commento:

Posta un commento