Ornella era la più brava della classe. I
suoi compagni la stimavano, la rispettavano, la coccolavano non solo perché, con generosità, era sempre pronta ad aiutarli nello studio, spiegando
loro ciò che non avevano capito durante le lezioni, ma anche perché, in quella
classe composta da 25 studenti, era l'unica ragazza.
Una ragazza che frequentava, brillantemente,
un Istituto Tecnico ad indirizzo "Elettronica e Telecomunicazioni".
Rare le ragazze, in quel tipo di corso. Guardate con scetticismo, soprattutto
dai docenti delle discipline tecniche e professionali, ingegneri di sesso
maschile convinti della naturale inferiorità della donna.
Ornella, grazie alle sue capacità
intellettive, era riuscita a convincere anche loro che, a volte, qualche
eccezione può esistere.
Gli ottimi voti ottenuti se li era
guadagnati studiando, senza ammiccamenti femminili o gambe e seni scoperti.
Il suo abbigliamento era rigorosamente
unisex, nessuna concessione a fronzoli od altro.
Mantenne lo stesso stile per tutti i cinque
anni di scuola.
Solo il giorno del colloquio orale degli
esami di maturità, arrivò a scuola "vestita da donna".
Le disse proprio così il commissario
interno, il professore di Sistemi, vedendola con il lungo abito estivo (una
specie di tunica) che lei, quel giorno, aveva indossato.
"Cosa hai fatto, ti sei vestita da
donna?"
Ornella arrossì, rispose con un sorriso
garbato e, arrivato il suo turno, si sedette e mostrò alla commissione che,
anche vestita da donna, aveva un cervello che funzionava. Come, anzi, meglio di
quello dei tanti uomini che la circondavano.
(Già pubblicato sul blog "La panchina in cima al monte")
Nessun commento:
Posta un commento