Sembra
che Umberto Saba, inizialmente, non amasse il calcio. Pare che non avesse
alcuna simpatia per i tifosi di cui non apprezzava l'entusiasmo o la
disperazione per un pallone entrato, o no, nella rete.
Poi,
un giorno, gli capitò di assistere a una partita, quella tra la potentissima Ambrosiana
e la vacillante
Triestina, che finì con un risultato esaltante per la
Triestina, uno zero a zero che valeva quanto una vittoria data la differenza
tra le forze in campo.
Il
clima esaltato dello stadio, l'entusiasmo delirante della folla contagiarono il
poeta, che vide nel gioco del calcio una delle espressioni simboliche della
vita, la possibilità di palpitare, di soffrire e di gioire insieme agli altri,
proprio come accade nella quotidianità.
Al
gioco del calcio Umberto Saba dedicò cinque poesie che inserì nel suo
"Canzoniere" e di cui riporto alcuni versi.
"[...]
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete
con quello antiche cose
meravigliose
sopra
il verde tappeto, all'aria, ai chiari
soli
d'inverno.
Le
angosce,
che
imbiancano i capelli all'improvviso,
sono
da voi sì lontane! La gloria
vi
dà un sorriso
fugace:
il meglio onde disponga. Abbracci
corrono
tra di voi, gesti giulivi. [...]
[...]
V'ama
anche
per questo il poeta, dagli altri
diversamente
- ugualmente commosso.
(Umberto
Saba: "Squadra paesana")
"Di
corsa usciti a mezzo il campo, date
prima
il saluto alle tribune. Poi,
quello
che nasce poi
che
all'altra parte vi volgete, a quella
che
più nera s'accalca, non è cosa
da
dirsi, non è cosa ch'abbia un nome. [...]
Festa
è nell'aria, festa in ogni via.
Se
per poco, che importa? [...]
La
vostra gloria, undici ragazzi,
come
un fiume d'amore orna Trieste.
(Umberto
Saba: "Tre momenti")
"[...]
La folla - unita ebbrezza- par trabocchi
nel
campo. Intorno al vincitore stanno,
al
suo collo si gettano i fratelli.
Pochi
momenti come questo belli,
a
quanti l'odio consuma e l'amore,
è
dato, sotto il cielo, di vedere. [...]
(Umberto
Saba, "Goal")
I
brani citati sono tratti da: "Umberto Saba: "Il Canzoniere",
Scelta e annotazione di Folco Portinari, Einaudi Scuola, Milano, 1990, pgg.
165, 167, 172.