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domenica 20 gennaio 2019

Esame di Stato 2019

Le novità comunicate dal MIUR a proposito dell'Esame di Stato conclusivo del percorso della scuola secondaria di secondo grado non dovrebbero preoccupare coloro che, già dal 2012, sulla base delle Linee Guida emanate a seguito della Riforma del 2010, hanno cominciato a elaborare ed applicare una didattica delle competenze che privilegiasse un apprendimento attivo e agito da parte dello studente. In fondo, le indicazioni che il MIUR sta continuando a fornire ai docenti e agli studenti dall'inizio dell'anno scolastico in corso si attendevano già dallo scorso anno e sono in linea con quanto indicato negli anni precedenti rispetto a una modalità di insegnamento - apprendimento basato su UDA (Unità di Apprendimento) che coinvolgano discipline diverse, prevedendo attività di team working (lavoro di gruppo) e modalità di valutazione dell'apprendimento stesso che integrino la lezione frontale e la tradizionale interrogazione alla cattedra. Naturalmente, come tutti i cambiamenti, anche questo genera ansia in chi, tra qualche mese, dovrà affrontare l'Esame di Stato, non solo gli studenti (ed eventualmente le loro famiglie), ma anche i docenti.  
Tuttavia, proprio perché si tratta, per gli studenti, di un passaggio significativo verso le responsabilità della vita adulta e per i docenti e i dirigenti scolastici di accompagnare i più giovani in tale processo, può essere opportuno, piuttosto che opporsi aprioristicamente al cambiamento, accertarlo e mettersi nelle condizioni di affrontarlo consapevolmente, sfruttando al meglio le proprie potenzialità.

lunedì 27 giugno 2016

Il senso degli Esami di Stato

Mi sono interrogata a lungo, in questi giorni, sul senso degli Esami di Stato. Tra momenti di panico dell'ultima ora evidenziati dagli studenti, vecchi rituali ormai desueti (il pacco con la candela e la ceralacca su tutti) che convivono con tecnologie più o meno avanzate (tracce d'esame che arrivano via web senza scomodare le forze dell'ordine), che piaccia o no, l'Esame di Stato rappresenta comunque per gli studenti che lo affrontano e tutti coloro che sono al loro fianco (docenti, familiari e amici) un momento significativo della loro esistenza. Forse il primo vero momento di prova, di iniziazione al mondo adulto. Ed è proprio questo il punto essenziale, a mio avviso. Molti degli studenti delle nuove generazioni arrivano ad affrontare questa prova assolutamente impreparati. Vissuti da sempre al riparo di ogni pericolo, cullati, coccolati, protetti, non sono stati abituati ad affrontare l'imprevisto, la novità, la prova, di qualunque tipo essa sia, da soli. Da sempre, al loro fianco. hanno avuto adulti che hanno steso tappeti di rose ai loro piedi perché essi, i pargoli, fossero protetti da ogni tipo di pericolo. Hanno affrontato il primo vero esame, nemmeno così selettivo, a 13 anni, alla fine della terza media. E già in quell'occasione molti di loro hanno vissuto con angoscia e panico l'idea di affrontare quella prova. E adesso, intorno ai 18, 19, a volte 20 anni, arriva la prova per eccellenza, il vecchio Esame di Maturità. C'è chi si è preparato con rigore e precisione, affrontando con serietà e costanza l'intero ciclo di studi. C'è chi per cinque anni (a volte qualcuno di più) ha vissuto allegramente, studiando quanto basta, o, a volte, molto meno, per superare l'anno scolastico. C'è chi ha cercato di studiare, sostenendo a fatica il peso dell'impegno, a volte con risultati poco entusiasmanti. Sono tutti qui, quelli che hanno superato la selezione dello scrutinio di ammissione. Alcuni non credono nemmeno nel miracolo di avercela fatta e così, per fede, continuano ad illudersi che pur non facendo nulla riusciranno ad ottenere l'agognato pezzo di carta, un 58 e due bei poderosi calci piazzati da parte della commissione che certificherà il loro 60/100 con buona pace di tutti. Ci sono coloro che, al contrario, e seppur a fatica, sperano di farcela così come hanno sempre fatto, tra incertezze e successi, affidandosi alla clemenza della corte, alla fortuna o anche ad uno studio matto e disperatissimo dell'ultim'ora. Ci saranno exploit inaspettati e cadute clamorose, rigorosamente legate alla capacità di dominare l'ansia, a prescindere dal grado di preparazione raggiunto. C'è chi, infine, come ha sempre fatto, continua a studiare con rigore, serietà e costanza, affidandosi alle competenze acquisite nel tempo e alla lucidità che consente di affrontare l'esame con qualche timore ma anche con consapevolezza del percorso svolto. Saranno costoro ad uscire vincitori dall'Esame di Stato: coloro che, azzerato l'intero percorso curricolare precedente, salvo i punti di credito acquisito nel triennio finale, saranno in grado di dimostrare, mediante le prove scritte ed orali dell'esame, che il punteggio accumulato corrispondeva effettivamente alla loro preparazione. E' forse questo il senso dell'Esame di Stato: dimostrare di essere diventati adulti poiché si è in grado di affrontare una prova con lucidità e rigore.

venerdì 24 giugno 2016

Sull'utilità dell'Esame di Stato

Tutto può essere considerato inutile o utile, a seconda del punto di vista e dell'importanza che si attribuisce a un evento. L'Esame di Stato costituisce per le giovani generazioni un momento di passaggio, una sorta di rito di iniziazione che conduce a una fase successiva. Un tempo esistevano gli esami di seconda e di quinta elementare, attualmente il primo esame scolastico che un giovanissimo affronta è l'esame di terza media e, successivamente, se si è in regola con il percorso scolastico, tre anni dopo, l'esame di qualifica per i corsi I.eF.P. (Istruzione e Formazione Professionale), cinque anni dopo l'Esame di Stato. Molti studenti arrivano all'esame impauriti e timorosi, ragazzi di 13 anni o, peggio ancora, di 18/19 anni, grandi e grossi, piangenti come agnellini portati al macello: temono di non essere in grado di reggere l'ansia e la tensione che quel significativo momento porterà inevitabilmente con sé, A mio avviso accade perché non sono stati abituati a gestire i momenti di ansia fin da bambini, come accadeva alle persone della mia generazione. Ricordo perfettamente il mio esame di seconda elementare, ma ricordo anche che, superatolo, gli altri esami che nel corso del tempo ho dovuto affrontare, non mi hanno mai preoccupato in maniera eccessiva. La vita si impara vivendo e gli adulti dovrebbero favorire le esperienze dei più giovani, fin da piccoli. Pensare di proteggerli all'infinito è un'assurdità che determinerà poi paure e incapacità di assumersi le proprie responsabilità nel corso degli anni.