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venerdì 18 dicembre 2015

Donne senza figli

Tra i miei post precedentemente pubblicati su altra piattaforma e su altri blog, questo, scritto il 25 gennaio 2009, è risultato essere il più seguito, il più commentato, il più criticato.

"Quand'ero bambina, ricordo che i miei genitori frequentavano spesso, oltre ad un'altra coppia con figli della stessa età mia e di mio fratello, una coppia senza figli.

Ho ancora bene in mente lo sguardo e gli atteggiamenti di quella donna che guardava noi bambini con tenerezza, malinconia e, forse, una punta di invidia.

A me, lo confesso, faceva quasi paura. Dai discorsi che sentivo pronunciare dagli adulti, mi ero convinta che una "normale famiglia" dovesse comprendere un padre, una madre e (condizione necessaria) almeno un figlio. Sventurate erano dunque le donne sposate senza figli, sventurata era quella signora che compensava la sua voglia di maternità frequentando coppie con figli su cui riversava il suo affetto.

Sinceramente, già da allora, a me non piaceva l'idea che il mio destino di donna fosse quello di sposa e madre. Nei miei giochi con le bambole, immaginavo sempre di essere una suora, un'insegnante, una benefattrice che dovesse prendersi cura dei bambini. Le mie bambole non erano mai i miei figli.

Crescendo, grazie anche alle frequentazioni ed agli studi compiuti nonchè all'evoluzione dei costumi, ho elaborato l'idea che una coppia potesse essere una famiglia anche senza avere dei figli. La maternità e la paternità non dovevano essere intese come un mero fatto biologico o come un dovere, né come una necessità o un compito dell'individuo ma come una scelta. Una scelta libera, responsabile e condivisa della coppia.

Da parte mia, non mi sentivo adatta ad essere madre, non mi interessava esserlo, non volevo esserlo. Era una scelta libera e responsabile, calibrata sulla mia personalità. Una scelta condivisa con il ragazzo che è diventato mio marito e che, crescendo, aveva individualmente elaborato la stessa mia identica concezione. Il nostro rapporto è cresciuto così. Siamo una felice coppia senza figli che frequenta prevalentemente coppie senza figli. Perché, che piaccia o no, gli interessi, gli obiettivi, i ritmi di vita tra i due modelli familiari sono completamente diversi.

Ciò che spesso mi ha sorpreso ed ancora oggi, a volte, mi sorprende é vedere lo sguardo indignato di chi, nel momento in cui affermo che non ho figli per libera scelta, mi guarda come se fossi una pazza o una strega.

A parte il fatto che ritengo davvero inopportuno chiedere a chiunque, anche alle persone con cui si è in confidenza, il motivo per cui una coppia non abbia figli.

Credo che siano questioni private e delicatissime che, al limite, possono essere confidate da parte di chi le vive ma su cui, a mio avviso, non é cortese informarsi.

Questo perché se tale domanda lascia me (e le altre donne che hanno fatto la mia stessa scelta) completamente indifferente, per alcune, quelle che hanno sognato per tutta la vita di poter cullare, coccolare e stringere al petto il proprio figliolo e per una serie di motivi non sono riuscite a diventare madri, la stessa domanda può essere motivo di malinconia e frustrazione, degna di commiserazione, magari, da parte dell'indelicato interlocutore.

Tuttavia, per quanto mi riguarda, visto che con il tempo ho imparato che è inutile discutere con chi non vuole capire, quando mi si chiede perchè non abbia figli, dopo la fase in cui mi sono divertita a sfidare i miei interlocutori, assumo un'espressione afflitta e sussurro: "Non ne sono venuti." . In questo modo, rispetto la normalità, l'ipocrisia e la banalità che i più apprezzano."

lunedì 9 novembre 2015

I doveri dei genitori

"I doveri dei genitori sono di vario genere e comprendono tutti gli aspetti della vita del ragazzo e dell'uomo futuro. Dal latte materno al vitto, al vestire, all'esempio, ecc.. E fra l'altro, naturalmente, dare modo ai figli di guadagnarsi la vita. E siccome non si sa come andranno le cose e a cosa si vada incontro così occorre che queste possibilità siano più ampie e vaste possibili.
Quando a un ragazzo di 100 anni fa si insegnava a fare per esempio il fabbro, poi lavorava. Un babbo poteva morire sicuro di avergli lasciato qualcosa. Oggi con un mestiere in mano e basta non si vive più.
Bisogna anche saper vivere in tante altre circostanze: c'è da riempire fogli, consultare orari, telefonare e consultare l'elenco telefonico, far domande scritte e chiedere un anticipo o sollecitare un pagamento, c'è da prendere treni ecc. ecc.
Quando avete buttato nel mondo d'oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali.
Non si vola oggi con la terza e nemmeno con la quinta elementare.
Non ne hanno voglia? Fateli studiare per forza. Voi non li mandereste al lavoro senza il fagottino del mangiare e volete mandarli nella vita senza il fagottino del sapere?
C'è dei figlioli carogne che non vogliono mangiare e voi li forzate. Altrettanto fate per lo studio."
(Traccia di un discorso tenuto da don Lorenzo Milani ai genitori della parrocchia di San Donato a Calenzano il 22 agosto 1954 riportata in " Don Lorenzo Milani: "La parola fa eguali - il segreto della Scuola di Barbiana", a cura di Michele Gesualdi, fondazione Don Lorenzo Milani, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2005, pg.13)