APPROFONDIMENTO:
Umberto Saba
Mio padre
è stato per me “l’assassino”
Mio padre è stato per me “l’assassino”
fino ai vent’anni che l’ho
conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un
bambino,
e che il dono ch’io ho da lui
l’ho avuto.
Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e
astuto.
Andò sempre pel mondo
pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e
pasciuto.
Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un
pallone.
“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre.”
Ed io più tardi in me stesso lo
intesi:
eran due razze in antica
tenzone.
Il poeta triestino Umberto Saba (1883 – 1957) è una delle
figure più originali del nostro Novecento. Il suo Canzoniere, ampliato nel corso delle sue varie edizioni (la prima
risale al 1921, l’ultima, postuma, al 1961), contiene tutte le raccolte di
liriche da lui composte. La lirica Mio
padre è stato per me “l’assassino” è
tratto dalla raccolta Autobiografia,
comprendente 15 sonetti che Saba scrisse ispirandosi alla propria vita e che
costituiscono una sorta di poemetto scandito in 15 strofe.
Mio padre è stato
per me “l’assassino” è il terzo sonetto, in cui il poeta rievoca i suoi genitori: il padre,
dal carattere libero e incapace di sottostare ai legami familiari, che
abbandonò la moglie prima che il figlio nascesse, e la madre, che dovette
sostenere da sola l’educazione del bambino, piena di rancore per il marito che
l’aveva lasciata e che chiamò sempre “l’assassino”. Un conflitto aggravato,
agli occhi del poeta, dall’appartenenza a due religioni e culture diverse:
ebraica la madre, cattolica il padre. Solo quando Saba, ormai adulto, conobbe
il padre, ritrovò negli occhi e nel sorriso del detestato “assassino” non solo l’uomo che lo aveva generato, ma
anche una parte importante di sé, legata alla sua sensibilità umana e
artistica.
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