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mercoledì 25 novembre 2015

Passione politica

Furono la mia insegnante di Lettere del ginnasio e, successivamente, la mia insegnante di filosofia del liceo a farmi appassionare alla politica.
"L'uomo è un animale politico, come diceva Aristotele, ed ogni nostra scelta è una scelta politica, anche se non ce ne rendiamo conto." , così mi è stato insegnato.
E, in effetti, quelli erano anni di grande impegno politico in cui erano coinvolte soprattutto le giovani generazioni. Erano gli anni de "Il personale è politico", in cui diventava necessario per ciascuno di noi mostrare impegno ed interesse attento verso le grandi questioni, nazionali ed internazionali. Guai a non interessarsene, si veniva tacciati di qualunquismo, nella migliore delle ipotesi, o di fascismo.
Questo era ciò che accadeva nel mio liceo e nella cittadina del sud d'Italia in cui vivevo. Ammettere di apprezzare un disco di Battisti o di Baglioni, di leggere una rivista femminile o, peggio ancora, di seguire il calcio poteva diventare occasione di disprezzo da parte degli "impegnati" di sinistra.

Inizialmente abbracciai con entusiasmo e passione l'impegno politico. Frequentavo le sezioni di partito e i collettivi femministi e scoprivo un mondo diverso da quello in cui avevo creduto di vivere fino a quel momento. Certo, c'era qualcosa che non mi convinceva e non mi piaceva. I picchetti e il servizio d'ordine per le manifestazioni e gli scioperi, ad esempio. Le spedizioni punitive contro "i fasci che hanno picchiato i compagni". La censura preventiva verso gli interventi di coloro che la pensavano diversamente durante le assemblee d'istituto al grido "I fascisti non devono parlare!".
Non mi stava bene e cominciai a dirlo. Venni tacciata di essere fascista anch'io. All'epoca (erano gli anni Settanta) era un grave insulto. Non mi importava. Non era quello ciò che mi avevano insegnato essere la politica, l'arte di partecipare alla vita pubblica. Non mi interessavano le etichette. Mi interessavano le idee. Seguace dei principi dell'Illuminismo, facevo mio l'aforisma di Voltaire: "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee".

Esprimevo così la mia passione politica. Ancora oggi la esprimo così. Ascoltando gli altri, documentandomi, disprezzando i toni aggressivi di chi attacca preventivamente l'avversario schernendolo ed insultandolo. Ciò che mi interessa è capire: capire le ragioni degli uni e degli altri, al di là degli schieramenti e delle posizioni preconcette.
(Revisione di post già pubblicato) 

domenica 15 novembre 2015

Ignoranza, razzismo, fanatismo

Oggi il mio pensiero va a N. e a tutti i miei studenti ed ex studenti di religione musulmana che ho avuto la fortuna di conoscere e con cui, spesso, ho avuto l'opportunità di discutere e riflettere su quanto la scuola e l'istruzione possano fare per costruire un mondo migliore, un mondo di pace.
A N., alcuni anni fa, dedicai su "Sala Docenti" questo post.


"E' turbata. E ne ha ben donde. Le hanno appena detto che il velo che indossa crea qualche problema per l'inserimento in azienda previsto durante il periodo di stage.

"E' un paese di ignoranti e razzisti, questo!" si sfoga. E poi subito aggiunge: "Non tutti, profe, non tutti!" mentre i suoi compagni le esprimono contemporaneamente solidarietà ed indignazione.

Ne parliamo in classe. A scuola, nella nostra scuola, non esistono distinzioni. E a lei, dice, non era mai capitato di sentirsi così umiliata, così fuori posto.

Le dico che a scuola sono banditi il razzismo e l'ignoranza che lo genera, ma in giro, purtroppo, esistono ancora, non da parte di tutti, come lei ha correttamente sottolineato, atteggiamenti di razzismo, più o meno acclamati, che non sono altro che il frutto del pregiudizio e della non conoscenza. L'ignoranza, appunto."