“Le sale insegnanti non sono tutte uguali: in alcune [...] si parla di tutto, ci si confronta e nascono ottime collaborazioni [...]." #Sala Docenti vuole puntare nuovamente sulla collaborazione, suggerita da Diego, incontrato da studente, oggi docente, e condivisa da Cristina, collega di vecchia data, già preziosa collaboratrice di "Sala Docenti", da Erica, giovane ed entusiasta insegnante, e da Lina, collega ispiratrice di lezioni ed emozioni. Perché solo insieme si cresce davvero.
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martedì 3 luglio 2018
Esultare sparando
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venerdì 16 giugno 2017
Doveva essere una festa
"Quella per la finale doveva essere una festa, non immaginavamo di trovarci in mezzo alla bolgia. Io non avevo un'idea precisa di cosa avrei trovato in piazza ma non era quello che mi ero immaginato: era tutto disorganizzato, c'erano venditori abusivi, entrava chiunque senza controllo, c'erano bottiglie dappertutto... Siamo un Paese così, non abbiamo imparato nulla, bastava copiare quello che avevano fatto gli spagnoli con la proiezione dentro lo stadio. Invece qui è come se la sindaca avesse lasciato aperta la porta di casa sua senza rendersi conto che entravano trentamila persone. E quando il fattaccio ormai è accaduto dice "scusate, mi spiace, pensavo sarebbero venute solo due persone per un caffè". Ecco, "mi spiace" sono parole che non riusciamo a sentire". (cit. http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/06/16/news/_siamo_stanchi_dei_mi_spiace_dovevano_pensarci_prima_e_adesso_erika_e_morta_-168232813/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P2-S1.4-T2)
Le parole drammatiche di Fabio Martinoli, compagno di Erika Pioletti, la donna rimasta uccisa a seguito delle ferite riportate la sera del 3 giugno scorso, sono le stesse pronunciate da chi, quella sera, era in Piazza San Carlo, a Torino, e che mai avrebbe pensato di vivere in quella occasione una situazione tanto drammatica quanto assurda, soprattutto perché ai più è stato chiaro, prima ancora che scoppiasse il panico, che qualcosa, nell'organizzazione di quella serata, era mancato: i controlli di filtraggio per chi volesse accedere alla Piazza, riempita fino all'inverosimile; la vendita di alcolici che aveva reso ubriachi molti, prima ancora dell'inizio della partita; i cocci delle bottiglie di vetro che come un tappeto ricoprivano l'asfalto.
Di quella serata, nella mente di chi c'era, non resterà il ricordo di una partita che si sognava di vincere ma era stata malamente persa. Di quella serata resterà il ricordo di urla, spavento, vetri, sangue, corpi schiacciati, stretti quasi in una gabbia. Le scuse non bastano. Chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza di chi pensava di partecipare a una festa, dovrà renderne conto. Amministrare significa assumersi delle responsabilità, farsene carico. Ammettere di aver sbagliato. E pagarne le conseguenze.
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domenica 22 maggio 2016
Lacrime nerazzurre
Vivessi cent'anni, so già che sempre ricorderò la data del 22 Maggio. Il destino, il fato o chi per lui, ha deciso che fosse per me una data significativa. Mi ha riservato dolori e gioie il 22 Maggio.
La gioia, inenarrabile, avvolgente, totale è stata quella che la pazza Inter mi ha regalato, in diretta da Madrid, la sera del 22 Maggio 2010.
Due giorni dopo, il 24 Maggio, su "La panchina in cima al monte" pubblicai "Lacrime nerazzurre".
La gioia, inenarrabile, avvolgente, totale è stata quella che la pazza Inter mi ha regalato, in diretta da Madrid, la sera del 22 Maggio 2010.
Due giorni dopo, il 24 Maggio, su "La panchina in cima al monte" pubblicai "Lacrime nerazzurre".
"Le
lacrime del Capitano, quelle del Chucu, dello Special One, del
Principe, di coloro che sugli spalti piangevano di gioia per un'emozione
attesa per decenni, un sogno che sembrava dover rimanere tale ed
invece diventava realtà in una splendida serata di maggio.
Le mie lacrime di gioia per questa squadra che ho imparato ad amare in
età adulta, seguendo il fratello che, lui sì, l'aveva scelta fin da
bambino. A me l'Inter era piaciuta perché soffriva, perché ci provava e
non vinceva, perché inseguiva un sogno. Mi piaceva pensare che quel
sogno si sarebbe realizzato e che la sofferenza, tanta, si sarebbe
trasformata in una felicità intensa, indescrivibile, fortissima.
Una
felicità maturata dopo anni di sfottò, di delusioni e sconfitte
cocenti, di lacrime di amarezza, il derby perso 6 a 0, il 5 maggio
2002, l'esclusione dalla Champions a favore del Milan senza aver mai
perso, i "Non vincete mai!", i cori come "Interista chiacchierone bravo
sotto l'ombrellone ... [... ] e come l'anno scorso e come l'anno prima
[...]", "Interista diventi pazzo!" e quant'altro.
Eppure
ci credevo davvero, lo sentivo nel profondo del cuore che sarebbe
capitato. Perché ero convinta anch'io, con Jim Morrison, che "A volte
il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato".
Così,
mentre continuo a piangere di gioia, penso che sia valsa la pena
sopportare tanta sofferenza per provare, adesso, il dolce sapore del
trionfo."
https://vimeo.com/11960846?ref=fb-share&1
https://vimeo.com/11960846?ref=fb-share&1
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