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venerdì 29 giugno 2018

Compagno di scuola


Per molti della mia generazione è stata una delle canzoni di riferimento. C’era chi pensava con disprezzo al “Compagno di scuola” evocato nella canzone cui, tanti giuravano, mai avrebbero assomigliato. Sbagliavano, come spesso succede.
E molti di noi, attualmente, conoscono perfettamente quelli che davvero non sono diventati “Compagni di scuola” e quelli che lo sono diventati ma non lo riconoscono e disprezzano gli altri, identici a loro.




Antonello Venditti: “Compagno di scuola”

Da “Lilly” (1975)


Davanti alla scuola tanta gente
otto e venti, prima campana
"e spegni quella sigaretta"
e migliaia di gambe e di occhiali
di corsa sulle scale.
Le otto e mezza, tutti in piedi
il presidente, la croce e il professore
che ti legge sempre la stessa storia
nello stesso modo, sullo stesso libro, con le stesse parole

da quarant'anni di onesta professione.
Ma le domande non hanno mai avuto
una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito

un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene
perché, ditemi, chi non si è mai innamorato
di quella del primo banco,
la più carina, la più cretina,
cretino tu, che rideva sempre
proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,
gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto
sotto il banco.
Mezzogiorno, tutto scompare,
"avanti! tutti al bar".
Dove Nietzsche e Marx si davano la mano
e parlavano insieme dell'ultima festa
e del vestito nuovo, buono, fatto apposta
e sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)
e le assemblee, i cineforum, i dibattiti
mai concessi allora
e le fughe vigliacche davanti al cancello
e le botte nel cortile e nel corridoio,
primi vagiti di un '68
ancora lungo da venire e troppo breve, da dimenticare!
E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te...
"Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”




venerdì 8 giugno 2018

#sempreattuale


“E’ giunto il momento, piuttosto, di dire ai giovani che il loro modo di acconciarsi è orribile, perché servile e volgare. Anzi, è giunto il momento che essi stessi se ne accorgano, e si liberino da questa loro ansia colpevole di attenersi all’ordine degradante dell’orda.” (Pier Paolo Pasolini: “7 gennaio 1973. Il <<Discorso>> dei capelli”, “Scritti corsari”, Garzanti, 1975, edizione Garzanti Novecento, Milano, 2009, pg. 11)


domenica 6 maggio 2018

Collezione Primavera - Estate 2018 ("come l'anno scorso / come l'anno prima")

Con i primi caldi, può capitare di incontrare per strada chi sfoggia mise non esattamente eleganti e di buon gusto; abiti strettissimi che contengono a malapena corpi che si dimenano e tentano di sfuggire alla compressione imposta dai tessuti; manifestazioni pilifere che si mostrano in tutta la loro ricchezza, etc., etc. 
Se è vero, tuttavia, che la libertà di espressione riguarda anche il modo di abbigliarsi, si può anche sorvolare su espressioni che, a volte, non sono esattamente indice di classe.
La questione diventa molto più seria ed importante quando i corridoi e le aule scolastiche si trasformano in vere e proprie succursali dei "Bagni Mariuccia" della Versilia. Si avrebbe voglia quasi di fornire a chi si ostina ad indossare capi indubbiamente adatti per il tempo libero (cosa che, pare, la scuola non è) secchiello, paletta ed eventuale salvagente perché non si può mai sapere...


martedì 30 maggio 2017

Collezione Primavera - Estate 2017

Con i primi caldi, può capitare di incontrare per strada chi sfoggia mise non esattamente eleganti e di buon gusto; abiti strettissimi che contengono a malapena corpi che si dimenano e tentano di sfuggire alla compressione imposta dai tessuti; manifestazioni pilifere che si mostrano in tutta la loro ricchezza, etc., etc. 
Se è vero, tuttavia, che la libertà di espressione riguarda anche il modo di abbigliarsi, si può anche sorvolare su espressioni che, a volte, non sono esattamente indice di classe.
La questione diventa molto più seria ed importante quando i corridoi e le aule scolastiche si trasformano in vere e proprie succursali dei "Bagni Mariuccia" della Versilia. Si avrebbe voglia quasi di fornire a chi si ostina ad indossare capi indubbiamente adatti per il tempo libero (cosa che, pare, la scuola non è) secchiello, paletta ed eventuale salvagente perché non si può mai sapere...


lunedì 28 marzo 2016

Donne e gonne

"Con lo scoppio della prima guerra mondiale, che ebbe tra le sue conseguenze la presenza sempre maggiore delle donne nel mondo del lavoro, gli abiti arrivarono al polpaccio, le linee divennero meno sinuose e più geometriche, appena addolcite dalla cosiddetta <<crinolina di guerra>>, una sottogonna di tulle.
Si può dire che il progressivo accorciarsi delle gonne coincise con altrettante tappe dell'emancipazione femminile.
La moda non è, insomma, qualcosa di frivolo o superficiale. La moda rispecchia e testimonia un'epoca, una società, una cultura. Le necessità economiche e le sovrimposizioni morali; la condizione dell'essere umano nel corso del tempo.
O, con le parole di Roland Barthes nel suo <<Il sistema della moda>>: <<Ogni nuova moda è rifiuto di ereditare, è sovvertimento contro l'oppressione della vecchia moda; la moda si vive come un diritto, il diritto naturale del presente sul passato>>." ( Maria Letizia Putti e Roberta Ricca: "La signora dei Baci Luisa Spagnoli", Graphofeel Edizioni, Roma, 2016, pagina 97)