Non me la prendo con i ragazzi. Me la prendo con genitori e adulti che non hanno insegnato o non insegnano loro che esistono gli altri, con cui si convive e che meritano rispetto, lo stesso che si pretende per sé stessi; che le regole, anche se non piacciono, vanno rispettate; che i semafori non servono ad illuminare le città; che, soprattutto, i genitori e gli educatori non sono amici, non possono esserlo, dato che hanno un compito nobile: quello di educare e formare e per svolgerlo non si può, non si deve essere amici.
“Le sale insegnanti non sono tutte uguali: in alcune [...] si parla di tutto, ci si confronta e nascono ottime collaborazioni [...]." #Sala Docenti vuole puntare nuovamente sulla collaborazione, suggerita da Diego, incontrato da studente, oggi docente, e condivisa da Cristina, collega di vecchia data, già preziosa collaboratrice di "Sala Docenti", da Erica, giovane ed entusiasta insegnante, e da Lina, collega ispiratrice di lezioni ed emozioni. Perché solo insieme si cresce davvero.
mercoledì 18 dicembre 2019
#Ediciamolo!
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domenica 24 novembre 2019
C'è ancora tanto da fare
La cultura alla quale apparteniamo - come ogni altra cultura - si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il 'mito' della "naturale" superiorità maschile contrapposta alla "naturale" inferiorità femminile. In realtà non esistono qualità "maschili" e qualità "femminili", ma solo "qualità umane". L'operazione da compiere dunque "non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene". (Elena Gianini Belotti: «Dalla parte delle bambine» - Feltrinelli – 1973)
"[...] Abbiamo bisogno di forti voci e di salde immagini femminili
che confliggano con la tradizione patriarcale che forgia e intrappola donne e uomini in stereotipi che soffocano le relazioni, gli affetti, i sentimenti e le emozioni. Non abbiamo bisogno di passare alle giovani generazioni l'immaginario standard di donne fragili e uomini duri, o al massimo buoni perché protettivi (protettori?). Fragili lo siamo tutte e tutti, è la natura umana. Insieme, fragili e forti, volta per volta, alla ricerca di un equilibrio difficile, nel quale sono presenti momenti di incertezza, ma mai, mai e in nessun caso, dove la violenza sia prevista, tollerata, giustificata." (Monica Lanfranco: "Crescere uomini, Erickson, Trento, 2019, Pag. 34)
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mercoledì 6 novembre 2019
Ciò che non si doveva dire (e che ancora si preferisce non dire)
A Taranto, come recita la mia carta d'identità, ci sono nata, per quanto vi abbia vissuto poco.
Non ho mai amato Taranto. Mai. Ho sempre respirato a fatica la sua aria infetta, pesante, che lasciava, lo ricordo bene, un tappeto di polvere nera sul balcone della casa di mia nonna, dove trascorrevo, a volte, le mie vacanze estive.
Erano gli anni '60 - '70.
Nel frattempo l'aria diventava sempre più irrespirabile. Un numero sempre maggiore di residenti (anche tra i miei parenti) si ammalava. Moriva.
Ma Taranto accettava. L'Italsider (come molti, fino a qualche tempo fa continuavano a chiamare quella che sarebbe diventata l'Ilva e attualmente Arcelor Mittal) dava lavoro ai tarantini della città e della provincia. Di fronte al lavoro si chiudeva un occhio. Anche due.
In qualche caso si ricorreva all'amico sindacalista, al parroco, a chi poteva garantire un'assunzione. Il sistema clientelare si autoalimentava creando l'illusione del benessere.
E non importava se un lavoro, quel lavoro, avrebbe potuto chiedere in cambio la propria salute, la propria vita.
In qualche caso si ricorreva all'amico sindacalista, al parroco, a chi poteva garantire un'assunzione. Il sistema clientelare si autoalimentava creando l'illusione del benessere.
E non importava se un lavoro, quel lavoro, avrebbe potuto chiedere in cambio la propria salute, la propria vita.
Poi è accaduto qualcosa. La magistratura, finalmente, dopo cinquant'anni, ha sollevato il caso Ilva, e così si è cominciato a parlare di ciò che, almeno a Taranto, tutti sapevano ma nessuno aveva voglia parlarne.
Perché certe cose non si possono (e/o non si vogliono) dire.
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venerdì 11 ottobre 2019
Libertà
“La
vostra libertà è di scegliere entro i limiti delle poche possibilità che vi
danno, cioè di ballare un twist o un madison, ma non di ballare o pensare; non
di ballare o regnare e essere padroni del vostro voto, del vostro pensiero; non
di ballare oppure vincere discussioni; non di ballare o convincere le persone
con cui parlate.
Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore,
che vi piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la
moda, che passerete il tempo come vuole la moda. Ma mi dite che soddisfazione
ci trovate ad accettare una situazione simile? Ribellatevi! Ne avete l'età.
Studiate, pensate, chiedete consiglio a me, inventate qualcosa per sortire da
questa situazione in cui siete e poter arrivare al punto di fare realmente, con
una libera scelta vostra, le cose che vi par giusto fare. Per me sarebbe una
umiliazione tremenda se uno mi domandasse: <<Cosa stai facendo? Perché lo
stai facendo?>> e dovessi restare a bocca aperta senza rispondere. E
educo i miei ragazzi così, a saper dire in qualunque momento della loro vita,
cosa fanno e perché lo fanno.”
(Citazione tratta da: Don Lorenzo Milani: "Una
lezione alla scuola di Barbiana", a cura di Michele Gesualdi, Libreria
Editrice Fiorentina, Firenze, 2004, pagg. 30 - 31; Lezione ad un gruppo di
ragazze della scuola media di Borgo S. Lorenzo salite a Barbiana nel Carnevale
1965)
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domenica 6 ottobre 2019
Voto ai sedicenni
"Parliamone", mi sono detta. Così, ho interpellato gli studenti delle classi cui sono stata assegnata quest'anno: una classe prima, una quarta, una quinta di un Istituto Professionale, frequentate da studenti che hanno, rispettivamente, tra i 14 e 16 anni, tra i 17 e i 19 anni e tra i 17 e i 23 anni.
Ho chiesto loro di esprimersi, dichiarando se fossero favorevoli o contrari all'idea di offrire la possibilità di votare ai sedicenni, eventualmente motivando la propria opinione.
I risultati hanno evidenziato una netta differenza tra gli studenti più piccoli e quelli delle classi quarte e quinte.
Dei 20 studenti della classe prima, 14 si sono detti favorevoli e 6 contrari.
Su 14 studenti della classe quarta, solo 1 si è dichiarato favorevole alla proposta, contrari i restanti 13.
Ugualmente, nella classe quinta, su 15 studenti, 14 si sono dichiarati contrari e solo 1 favorevole.
"A 16 anni non si è ancora maturi." o "A 16 anni è molto più facile farsi condizionare dagli adulti." sono state le ragioni addotte per motivare la propria contrarietà alla proposta.
Sono saggi i nostri ragazzi. A volte molto più di tanti adulti che parlano tanto e ascoltano poco o nulla.
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sabato 16 marzo 2019
Sapere aude!
RISPOSTA ALLA DOMANDA: CHE COS'È L'ILLUMINISMO?
5 dicembre 1783, p. 516 2
L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza 3 senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude! 4 Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo.
Immanuel Kant
mercoledì 6 febbraio 2019
Educazione ai sentimenti (dieci anni dopo - oggi come allora)
Si può educare ai sentimenti? E lo si può fare a scuola? Io penso di sì. E ne sono così convinta al punto che spesso dedico un modulo delle mie lezioni all'amore. Del resto, la storia della letteratura e dell'arte non possono prescindere dall'amore. Al di là dei testi classici, soprattutto nelle prime classi, utilizzo spesso, prima o insieme ai testi letterari classici (ad esempio, il canto V dell'Inferno e l'amore passionale e travolgente di Paolo e Francesca; l'amore contrastato e drammatico di "Romeo e Giulietta" nella omonima tragedia di Shakespeare, ecc.) film più o meno recenti (e più o meno accattivanti) dedicati all'argomento.
Mi è capitato così di utilizzare i tre film dal titolo, in Italia, "Il tempo delle mele". Sia chiaro: solo il primo e il secondo film sono tra loro legati e raccontano le vicende di Vic, adolescente alle prese con le prime infatuazioni e i primi innamoramenti.
Il terzo film, come vari dizionari specializzati sottolineano, non ha nulla a che vedere con i primi due a parte l'attrice protagonista, Sophie Marceau.
Ai miei alunni adolescenti sono piaciuti il primo e, soprattutto, il secondo film. Non hanno molto apprezzato invece il terzo film.
Ad essere sinceri, "Il tempo delle mele 3" non è, usando un eufemismo, un capolavoro.
Contiene però, a mio avviso, un'interessante sequenza, la penultima del film, in cui la protagonista, Valentine, sostenendo l'esame finale di abilitazione all'insegnamento, presenta una relazione in cui, analizzando "Il Misantropo" di Moliere, utilizza le sue vicende private per imbastire una lezione sull'opera.
"Per me" dice Valentine, "nelle incoerenze dell’amore trattate da Moliere, amare ciò che non conviene è la molla più sovente utilizzata, perché contiene un impatto drammatico eterno e pone la dolorosa questione della difficoltà di amare.
Amare ciò che non conviene, sorgente di errori e di conflitti, spinge i personaggi alla scelta cruciale dell’amore: la scelta tra l’amore tout court e l’amore di sé. [...]
Moliere solleva ante litteram uno dei problemi fondamentali delle coppie moderne: l’indipendenza della donna.
Ciascuno dei due eroi muove ed anima il suo universo, li confrontano ad armi uguali e questi universi sono irriducibili l’un l’altro.
E questa passione irragionevole che Alceste (il protagonista de "Il Misantropo, n.d.r.) combatte, questa passione è a volte profondamente toccante.
Quando per esempio Alceste, il puro, l’intransigente, il nemico fanatico della menzogna, supplica Celimene (la donna di cui Alceste è innamorato, n.d.r.) di mentirgli.
Atto quarto, scena terza: “Sforzatevi di apparire fedele ed io mi sforzerò di credervi tale”.
Nel quinto atto egli spera ancora di cambiarla ma è una chimera, non si può cambiare un essere e non si ha il diritto di esigere questo cambiamento.
Attraverso delle scuse imbarazzate, nel linguaggio prezioso del XVII secolo, ciò che Celimene vuol far comprendere ad Alceste, ciò che lei vuole dirgli è: “Se mi ami, accetta me come sono perché io non cambierò. Tu accetta me come sono ed io accetterò te come sei”.
Alceste è intransigente, egoista, possessivo. Celimene è leggera, irresponsabile, infedele. Ma se accettassero i loro difetti, se riuscissero a sorridere delle loro differenze sarebbe la vittoria dell’amore sull’amor proprio. Solo che questi sacrifici non sono degni che di un grande amore.
E come si riconosce un grande amore?
Il giorno in cui ci si accorge che l’unico essere al mondo che può consolarvi è quello che vi ha fatto del male, allora si sa che si è una coppia.
“Il Misantropo”: commedia o tragedia?
Monsieur (il fratello del re Luigi XIV, n.d.r.) diceva uscendo da una rappresentazione: “Quando si smette di ridere, bisognerebbe piangere!” ed è vero: assistere al fallimento di un grande amore è terribilmente triste, immaginare i due eroi ricacciati nel deserto della loro solitudine è una desolazione.
Io credo sia questo il messaggio di Moliere giunto a noi attraverso il tempo.
E’ a voi, se permettete, che questo discorso è diretto: c’è qualcuno tra voi che ama abbastanza l’essere che dice di amare da preferire la sua felicità alla propria? Da lasciarlo vivere al suo ritmo, piangere delle sue delusioni, ridere delle sue gioie?
E terminerei con queste parole di Alfred De Musset:
“Tutti gli uomini sono bugiardi, incostanti, falsi, chiacchieroni, ipocriti, orgogliosi e vili, vigliacchi e sensuali. Tutte le donne sono perfide, vanitose, artificiose, curiose, depravate. Ma se c’è al mondo una cosa santa e sublime è l’unione di questi due esseri così imperfetti e vuoti.”
“Non Si Scherza Con L’Amore”, scena seconda, atto quinto."
(link in francese:
(link in francese:
http://trovacinema.repubblica.it/film/il-tempo-delle-mele-3/132700/ )
https://www.youtube.com/watch?v=vEVVB5mrIP4
https://www.youtube.com/watch?v=vEVVB5mrIP4
(Già pubblicato su altra piattaforma il 9 febbraio 2009)
sabato 26 gennaio 2019
"Essere felici - Il cinema insegna"
“Io penso che la felicità è
quando ti vai a prendere quello che c’è di grande nella vita, anche se devi
superare tantissimi ostacoli e difficoltà. Quindi la felicità è una cosa che se
proprio la vuoi te la devi andare a prendere. A questa cosa ci penso molto
spesso, perché io delle volte mi sento solo e disperato, ma altre volte sento
proprio di essere felice.
E non ho detto allegro,
contento, sereno, ho proprio detto felice!
Di solito però gli altri, le
persone normali, vogliono che stai in difesa, che fai catenaccio, è come se non
ci credono che ci sono le cose grandi da andarsi a prendere in attacco. In
difesa uno soffre meno, ma non so se può davvero essere felice.
[…] Una cosa molto importante
per essere felici sono le persone speciali, una persona speciale è quella che
ti fa capire che in attacco ci sono le cose grandi e che stare in difesa è un
peccato. Oppure sei tu che gli fai capire che in attacco ci sono le cose grandi
e allora sei molto felice di farglielo capire.
Io ci provo ad essere felice,
costi quello che costi. Certo, mica si può essere felici di tutto, però forse
basta esserlo di qualcosa, che poi quel qualcosa illumina tutto il resto… e
siamo salvi.” (Tratto dalla sceneggiatura del film “Banana” di Andrea Jublin. Italia, 2015)
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domenica 20 gennaio 2019
Esame di Stato 2019
Le novità comunicate dal MIUR a proposito dell'Esame di Stato conclusivo del percorso della scuola secondaria di secondo grado non dovrebbero preoccupare coloro che, già dal 2012, sulla base delle Linee Guida emanate a seguito della Riforma del 2010, hanno cominciato a elaborare ed applicare una didattica delle competenze che privilegiasse un apprendimento attivo e agito da parte dello studente. In fondo, le indicazioni che il MIUR sta continuando a fornire ai docenti e agli studenti dall'inizio dell'anno scolastico in corso si attendevano già dallo scorso anno e sono in linea con quanto indicato negli anni precedenti rispetto a una modalità di insegnamento - apprendimento basato su UDA (Unità di Apprendimento) che coinvolgano discipline diverse, prevedendo attività di team working (lavoro di gruppo) e modalità di valutazione dell'apprendimento stesso che integrino la lezione frontale e la tradizionale interrogazione alla cattedra. Naturalmente, come tutti i cambiamenti, anche questo genera ansia in chi, tra qualche mese, dovrà affrontare l'Esame di Stato, non solo gli studenti (ed eventualmente le loro famiglie), ma anche i docenti.
Tuttavia, proprio perché si tratta, per gli studenti, di un passaggio significativo verso le responsabilità della vita adulta e per i docenti e i dirigenti scolastici di accompagnare i più giovani in tale processo, può essere opportuno, piuttosto che opporsi aprioristicamente al cambiamento, accertarlo e mettersi nelle condizioni di affrontarlo consapevolmente, sfruttando al meglio le proprie potenzialità.
venerdì 11 gennaio 2019
A scuola in alternanza
Può esistere un modo diverso di fare scuola: occorre pazienza, coraggio e la disponibilità a raccogliere le sfide.
Solo così se ne possono raccogliere i frutti.
E che frutti!
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